Dalla strana e indefinibile sospensione temporale che ingenerano i suoi dipinti, emergono queste “Ruote cosmiche”, dove macro e microcosmo lottano sul filo dell’equilibrio per raggiungere un’armonia non solo rappresentativa. Ora sono certo che chiunque si accingesse a dare un’interpretazione grafica dell’Infinito, dell’Universo, del Mondo, si munirebbe di enormi supporti cartacei, di gigantesche pennellesse… Billoni no.
In queste “Ruote cosmiche” egli adotta gli strumenti e le tecniche del miniaturista, regalandoci densissimi spaccati rappresentativi, porzioni infinitesimali di “tessuto cosmico” rese macroscopicamente.
Ed è in questa “guerra” tra micro e macro che l’ironia dell’artista perviene alla drammaticità, a quella indefinibile “vertigine” che coglie chi si addentra tra le trame di queste “miniature dell’infinito”.
Ripercorrere a ritroso la strada che ci ha condotti fin qui, davanti alle figure crisaliformi dell’ultima produzione billoniana, è un’impresa che risulterebbe impossibile anche per lo stesso autore. Troppi sconfinamenti in troppe discipline, troppo approfondite le metodiche di ricerca per operare una sintesi, per individuare una scorciatoia possibile.
Atmosfere oniriche mischiate a suggestioni metafisiche; trompe l’oeil magrittiani associati a tematiche alchemiche; filosofie velate o rivelate di esoterismo.
E poi quel simbolismo così personale, così criptico eppure così denso, eloquente nel rivelare lo struggimento vero, sentito, profondo dell’autore; “…ricerche che continuavo a condurre mettendo spesso in gioco tutto e con la drammaticità che conosce solo chi si pone a strapiombo sopra l’abisso di se stesso…”.
No, non attraverso la ragione è possibile ripercorrere tanti anni di ricerca e di studio, ma attraverso la sublimazione dell’arte.
Di fatto la pittura sembra ora prendere la mano a Billoni e i dipinti incarnano essi stessi quelle esperienze conoscitive che egli immagina come inscindibili dal significato stesso della “fare arte”, si ritrovano lì, evidenti tappe di un percorso sulle pareti di una galleria, sulle pagine di u libro, a dire, a spiegare, a svelare molto più delle parole, delle precisazioni, delle riflessioni.
Da grafico raffinato e un po’ algido, da miniaturista-illustratore dei propri percorsi interiori, Billoni diventa Pittore e le sue opere, destinate a sottostare alla criticità del pensiero, si svincolano, si liberano quasi con violenza e acquisiscono una totale, perfetta indipendenza espressiva.
In Passaggio al limite ad esempio, si rappresenta l’impossibilità di risarcire perfettamente la spaccatura del cielo. Si evidenzia un frammento di puzzle forzato, un nastro adesivo che mai restituirà la perfetta purezza alla sfera di cristallo andata in frantumi, ma è al contempo un magnifico quadro che ci permette di spaziare con l’immaginazione al di là della tela e al di là della volontà dell’autore stesso.
Certo, queste opere non avrebbero questa valenza se non vi fosse alla base una ricerca senza sosta, ma ora sono anche una realtà a se stante, libera, vitale.
Come a compimento di un percorso di maturazione, l’ispirazione stessa sembra librarsi: nella ricerca di colori, nell’individuazione di fratture atropo/zoomorfe, in un crescendo di ribaltamenti di senso e percettivi condotti sul filo dell’infinitesimale, dell’effimero, della “vertigo”.