Prefazione di Alberto Cesare Ambesi: La poesia, l'autentica poesia, sta ritornando. Forse di soppiatto, ma ritorna. Ascolta le voci della notte e le parole del giorno.
Descrive attenta i luoghi dell'anima e si sofferma sul mondo che ci circonda per verificare con quale interiore impegno si potrà sperare di riacquisire fondanti intuizioni esistenziali. Compito non da poco, giacché le ideologie dello scorso secolo hanno marchiato profondamente le poetiche, oltre ad avere ostacolato lo sviluppo di un'autonoma filosofia dell'arte che fosse in grado di ampliare le ramificazioni della scienza estetica. Per fortuna, sono sopraggiunti in soccorso, nel frattempo, gli sviluppi della psicologia del profondo, per cui, oggi come oggi, diventa pressoché indispensabile rifarsi a talune sue conquiste, per cercare di comprendere (e d'influenzare) le rinnovate ricerche poetiche, ma senza dimenticare che pure la speculazione filosofica ha qualcosa da suggerire in argomento, alla condizione che non si afflosci come pensiero debole.
A quale fenomenologia intendo alludere? E' semplice: alla dialettica che vede coinvolte tutte le dimensioni della coscienza, sempre in bilico fra opposte polarità, quando non si trovino inflazionate da particolari pulsioni provocate dall'infrarosso psichico già individuato e magistralmente descritto da Carl Gustav Jung (1875-1961), di contro a quella superiore soglia dell'ultravioletto che tanto infastidì i suoi colleghi psicanalisti. Ma non si fraintenda. La malattia che si è ora evocata e che può coinvolgere la totalità animico-spirituale del pensiero, non è da confondersi, in nessun caso, con altre tensioni intellettuali, pure se foriere di parallele scissioni emotive, in quanto si tratterrà, in codesti casi, di squilibri o tormenti per gran parte consapevoli. Come se l'Uomo – il poeta si trovasse preso nella morsa fra due contrapposte nostalgie. La prima, appartenente ad un passato più o meno recente ( il trapassato remoto appartiene al Mito, soltanto al Mito.), l'altra, ad un futuro anteriore di ardua definizione. Orizzonti temporali entro cui sorgono, culminano e tramontano luci e ombre di varia natura: gli affascinanti fuochi fatui dell'espressione sentimentale, le notti stellate degli antichi Dèi, già cantate da Hölderlin (1770-1840), le aurorali speranze cristiane di Novalis (1772-1801) e gli esercizi theosofico-ultrafanici di W. B. Yeats (1865-1939).
Alberto Cesare Ambesi