Benvenuto Guerra
Giuseppe Billoni avverte come aliene l’idea e la pratica di una pittura mimetica o meramente decorativa ed elegge una concezione dell’arte intesa come rivelazione, o più precisamente, come disvelamento. Disvelare è togliere ritualmente i veli che mascherano una verità ascosa ed elusiva, penetrante oltre l’aspetto fenomenico, non fermarsi alla parvenza illusoria delle cose, assumere lo sguardo della profondità.
Nell’”aliquid pro aliquo” del simbolo, nella strutturale ambivalenza, ogni cosa è nel contempo se stessa e altra da sé. E il rimando, che adombra un’alterità sostanziale, ultimamente si coglie (nella dialettica tra essoterico ed esoterico) nel disvelamento del significante.
I contenuti, nella pittura simbolica e metafisica di Billoni, non sono mai conchiusi nella loro opaca e riduttiva datità, bensì aperti e riverberanti un’aurora di mistero, sospesi tra l’effabile e l’ineffabile. Non a caso l’artista usa sovente la carta come supporto, che dipinge dal retro a mò di vetro, realizzando ancora una volta una condizione sospesa, l’essere non essere della trasparenza. Nella decifrazione simbolica la “barca labirinto” a cinque spire, che perigliosamente naviga nelle acque caotiche, adombra la condizione stessa dell’uomo, il suo perdersi per più profondamente ritrovarsi.
L’acqua è elemento vivo e suscitante, l’onda è nel contempo caos, passagio di stato, radice e transito dell’esistenza.
C’è una sorta di inquietante panpsichismo nella visione cosmica di Billoni: così l’acqua (per Empedocle una delle quattro radici del mondo) appare animata, viva di bocche, di occhi e di fluida, pervadente memoria. In tale arcano panpsichismo il granello di polvere, la goccia e il filo d’erba sono mondi che contengono e rivelano altri mondi,quasi a inverare il principio di Anassagora secondo cui “tutto è in tutto”. Non diversamente che nell’”aleph” borghesiano l’intero universo, per enigma, è contenuto nel microcosmo.
Nella riflessione e nell’iconografia eclettiche di Billoni si conciliano diverse concezioni cosmologiche e tradizioni di pensiero.
Ma, al di là degli aspetti criptici ed esoterici, la pittura dell’artista mantovano appare valida anche per la straordinaria conoscenza delle tecniche, sempre funzionalizzate all’esigenza espressiva. Una pittura raffinata e insieme rigorosa, che intenzionalmente contrasta l’improvvisazione e la tendenza corriva del nostro tempo. Come chi nel caos voglia introdurre il rigore salvitico di un principio ordinatore. E’ per virtù del rapporto microcosmo-macrocosmo che la pittura lenticolare (quasi da illuminatore) di Billoni può essere nel contempo, estremamente analitica e compiutamente sintetica.
Decriptare il simbolo e l’enigma significherebbe profondamente svelare, mentre Billoni (diversamente da quanto dicevamo all’inizio) intende piuttosto rivelare, che nella sua ambivalenza semantica e rituale significa tanto togliere il velo, quanto velare di nuovo.
12 Settembre 1991