M. Roberta Cappellini
L’atmosfera onirica delle trilogie metafisiche della pittura di Billoni descrivono un interessante percorso ad alternanza anabasica-catabasica, in reciprocità di relazione e senza soluzione di continuità, secondo un moto circolare di profonda unità espressiva.
Quasi un respiro pneumatico in cui i due momenti del moto centrifugo-centripeto di espansione-contrazione si susseguono nell’unica pulsazione cosmica che tutto avvolge nel proprio attimo principiale.
Nei dipinti così come nelle incisioni, si attraversano forme primordiali, ove acque cristalline e cieli stratificati, frammenti eterei e nuvole cave stanno ad indicare la molteplicità degli stati dell’essere. Labirinti vorticosi imprimono movimento a surreali ruote cosmiche rappresentate da una miriade di piccoli esseri infinitesimali posti tra il visibile e l’invisibile, a formare una pittura in ultima istanza rarefatta, quasi atomistica, emblematica della vibrazione essenziale, del movimento interno alla staticità apparente della materia, la cui profondità nasconde e svela un universo pullulante di vita. Tutto si collega in un unico processo metamorfico in cui gli enti risuonano, corrispondendosi tra loro, scorrendo su di un’unica vibrazione essenziale: microcosmo e macrocosmo, secondo quei “continua ligamenta” su cui fluisce la trasmutazione in senso orizzontale (il succedersi delle forme differenziate le une nelle altre) entro la densità della materia e la sua trasformazione in senso verticale, in un processo sublimativo della stessa.
L’incedere del percorso di Billoni secondo simultaneità operativo-cognitiva , sincronicità del dipingere e dello svelare di sapore tradizionale, rammemorativa del “nosce te ipse” di antica Maestria, è proprio di una pittura integrativa dell’occhio, della mano e del cuore, che conduce ”ermeticamente” nella dimensione sottile dell’anima, secondo un crescendo di visioni ed immagini trasfigurate, fino alle rappresentazioni degli ultimi lavori. Qui la materia si disfa e si rarefa attraverso la forma umana che assume contorni indefiniti nel momento in cui ricomprende in sé tutte le altre forme esistenti, rendendo possibile il passaggio cosmico dalla densità alla sublimazione e viceversa. Si incontrano figure impalpabili ed indefinite, formate da luci ed ombre, in cui l’aspetto antropomorfico sfuma in quello angelomorfico, figure scarnificate, il cui movimento sembra assimilarsi alla velocità della luce, percezione resa possibile da una magistrale trasparenza che ne ri-vela il mistero.
Trasfigurazione delle immagini in un unico movimento di luce, pittoricamente reso da impalpabili chiaro-scuri e da tenui sfumature cromatiche notturne ed aurorali: nei grigi, nei rosati e negli azzurrini, che rendono il passaggio, dal caos alla forma, impercettibile, quasi avvolgendolo.
Così la materia diviene luce, cioè forma (pensiero e pittura) e la forma ritorna materia (nuova potenzialità espressiva), processo reso possibile in quello stato sottile dell’essere, proprio dell’anima e del suo sogno, di quel “mundus imaginalis” archetipale, atopico ed atemporale, stato intermedio che prelude all’intuizione metafisica ed all’”apparizione dell’Angelo”, ad indicare l’avvenuta spiritualizzazione del corpo ed incarnazione dello spirito.
L’osservatore stupito è reso parte attiva, irretito in tale movimento pittorico catartico da antiche risonanze ed evocazioni, al punto che i pertugi delle forme, gli squarci dei cieli, gli extraspazi metafisici divengono per lui “meta-fore”, cioè punti di fuga verso l’alto, attraverso i quali l’immaginazione metafisica si libra oltre le soglie ed i limiti consentiti alla razionalità, fissandosi nell’essenza invisibile delle cose, che così ri-emergono in virtù dello stupore di quello sguardo, capace di restituirle alla loro origine, ricostituendole nella loro essenziale simbolicità, nell’unità istantanea della visione realizzata, secondo la quale il Cielo è in Terra perché la Terra è in Cielo, come recitava l’antica Tavola Smeraldina:
“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso; con queste cose si fanno i miracoli da una sola cosa… Tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, lentamente con grande industriosità. Esso sale dalla Terra e discende dal cielo e riceve la forza delle cose superiori e delle cose inferiori...”
20 Febbraio 2005